Più sensibilità per la riduzione dei rifiuti

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La Settimana europea per la riduzione dei rifiuti, che va dal 21 al 29 novembre, rappresenta la principale e più ampia campagna di informazione e sensibilizzazione dei cittadini europei circa l’impatto della produzione di rifiuti sull’ambiente

L’obiettivo primario della Serr è sensibilizzare e coinvolgere attivamente cittadini, istituzioni, associazioni, scuole e imprese ai temi della riduzione dei rifiuti, che in tempi di confinamento per la pandemia hanno visto un aumento dei rifiuti indifferenziati relativi ai dispositivi di protezione individuale, mascherine e guanti monouso, e ai rifiuti relativi agli imballaggi legati agli acquisti on line.
Proprio per questo, il tema specifico dell’edizione 2020 della Serr sono “I rifiuti invisibili”, ossia tutti quei rifiuti generati durante la produzione e imballaggio dei beni che, però, il consumatore abitualmente non vede. La campagna in questo modo ha cercato di sensibilizzare i cittadini europei sul reale peso delle scelte di consumo. Ovviamente, per questa tipologia di rifiuti, le aziende hanno una grande responsabilità, nel momento in cui scelgono come progettare i prodotti e se utilizzare o meno le “materie prime seconde”. Infatti, fino all’80 % dell’impatto ambientale dei prodotti è determinato dalla fase di progettazione, ma il modello lineare “prendi-produci-usa-getta” non incentiva adeguatamente i produttori a incrementare la circolarità dei loro prodotti. Molti prodotti, per la cosiddetta obsolescenza programmata, si rompono troppo velocemente, non possono essere facilmente riutilizzati, riparati o riciclati e molti sono monouso.

Le iniziative e la legislazione dell’Ue trattano già in parte gli aspetti relativi alla sostenibilità dei prodotti, sia su base obbligatoria che volontaria. In particolare, la direttiva sulla progettazione ecocompatibile (ecodesign) disciplina adeguatamente l’efficienza energetica e alcune caratteristiche di circolarità dei prodotti connessi all’energia. Al tempo stesso, strumenti quali il marchio di qualità ecologica dell’Ue o i criteri per gli appalti pubblici verdi hanno una portata più ampia, ma un impatto ridotto a causa dei limiti insiti nelle iniziative su basa volontaria. Di fatto, non esiste un insieme esaustivo di prescrizioni per garantire che tutti i prodotti immessi sul mercato europeo diventino via via più sostenibili e soddisfino i criteri dell’economia circolare.
Per rendere i prodotti idonei a un’economia neutra dal punto di vista climatico, efficiente sotto il profilo delle risorse e circolare, ridurre i rifiuti e garantire che le prestazioni dei precursori della sostenibilità diventino progressivamente la norma, la Commissione proporrà un’iniziativa legislativa relativa a una strategia in materia di prodotti sostenibili. Ma anche i consumatori, se correttamente informati, potrebbero fare fin da ora la loro parte.

Per esempio in Francia dal 1 gennaio 2021 entra in scena l’indice de réparabilité: a partire da questa data cioè i produttori, gli importatori, i distributori e qualunque altro soggetto, anche operante online, che immetta sul mercato francese un nuovo prodotto elettrico ed elettronico sarà obbligato a rendere noto gratuitamente se questo è riparabile, difficile da riparare o non riparabile.
Fra poco più di un mese la cassetta degli attrezzi dei consumatori francesi si riempirà quindi di strumenti nuovi che consentono di fare scelte consapevoli e sempre più informate. Nel frattempo, in attesa che anche in Italia si possano avere queste “pagelle” sui prodotti, sarebbe bene che i consumatori italiani, quando fanno i loro acquisti, imparassero almeno a usare le certificazioni e i marchi ecologici a garanzia della sostenibilità di ciò che comprano. Attenzione quindi agli acquisti soprattutto in questo periodo di promozioni commerciali legate al Black friday.

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