Un incontro martedì 6 maggio al Bertotto sul calabrone asiatico per informare i cittadini su come riconoscere questa specie esotica particolarmente dannosa e cosa fare per affrontare il problema
«Seguiamo con una certa preoccupazione – spiega Andrea Remoto, assessore all’Agricoltura e Foreste – il diffondersi sul nostro territorio di questo insetto alloctono, molto pericoloso per le api e per tutti gli insetti impollinatori, per i quali da anni questa Amministrazione mette in campo azioni di tutela e di salvaguardia. Come il progetto Siamo fiori dello stesso campo, che ha visto coinvolti numerosi studenti della nostra scuola primaria oltre al gruppo degli Ecovolontari. Lavoriamo quindi al fianco di Aspromiele e Università di Torino nelle attività informative e di monitoraggio per il contrasto alla Vespa velutina, invitando la cittadinanza, sia a partecipare all’incontro informativo del 6 maggio, che a collaborare alle attività in corso, segnalando eventuali casi sospetti direttamente all’ufficio Ambiente o ai tecnici di Aspromiele. Riteniamo infatti che la collaborazione di tutti possa essere utile al contrasto della diffusione di questo pericoloso insetto, anche a difesa e tutela delle attività apistiche presenti sul nostro territorio».
«La preoccupazione degli apicoltori – spiega Cristina Pogolotti, l’agronoma di Aspromiele e Università di Torino che terrà l’incontro del 6 maggio – è fondata sul fatto che questa specie aliena invasiva, non essendo in equilibrio con il nostro ecosistema, non ha limitatori naturali in grado di contenerla, per cui riesce a riprodursi ed espandersi velocemente. È caratterizzata da una spiccata voracità nei confronti delle api da miele e di altre specie di impollinatori selvatici e insetti utili, e da una elevata capacità riproduttiva, in media un singolo nido è in grado di originarne una ventina l’anno seguente. Nelle zone dove il numero di nidi è elevata, la pressione verso l’apicoltura è molto importante in termini di predazione, soprattutto nel periodo autunnale quando le colonie di vespe raggiungono il massimo sviluppo, determinando un danno consistente. In senso più ampio, il danno è esteso a tutta l’entomofauna locale».
Si presenta infatti come un calabrone, leggermente più piccolo del nostro calabrone (Vespa crabro). La caratteristica che meglio differenzia le due specie è la colorazione. Vespa velutina presenta parte del capo e il torace di colore nero, addome nero per gran parte con solo una banda gialla nella parte terminale e le zampe nere nella parte vicina al corpo e gialle sulle estremità. Al contrario, Vespa crabro presenta capo giallo/marrone, torace e zampe di colore marrone/rossiccio e gran parte dell’addome giallo con tipici disegni scuri. È arrivata tramite trasporto di materiale dalla Cina alla Francia, da dove ha iniziato ha espandersi, fino a sconfinare in Italia in Liguria, dove è stata ritrovata nel 2012. Dalla Liguria ha proseguito la sua espansione in Toscana e in Piemonte. «Nel caso del Piemonte – continua Pogolotti – ha iniziato a colonizzare la provincia di Cuneo, dove a oggi sono già stati rimossi un considerevole numero di nidi, e tramite trasporto passivo si è assistito a 4 nuovi focolai nel 2024, tra cui uno nel Comune di Giaveno. Il nido è stato ritrovato attraverso l’utilizzo del radio-tracking, metodo conosciuto e utilizzato da tempo, ma non ancora applicato a un insetto. Si tratta di catturare un calabrone sufficientemente grande e vitale su cui applicare un radio-tag e, una volta liberato, lo si traccia seguendo il segnale emesso con l’apposito dispositivo di rilevamento. Non senza difficoltà, dovute all’ambiente boschivo che non permetteva spostamenti facili e alla presenza di piante che possono influenzare la direzione delle onde radio ricevute creando confusione sulla direzione da seguire, il nido è stato individuato tra sabato 28 e domenica 29 settembre su un ontano ad un’altezza di circa 20 m. Il nido è stato poi neutralizzato tra domenica 6 e lunedì 7 ottobre con insufflazione di permetrina utilizzando un’asta telescopica. Essendo stato rimosso in ottobre, è probabile che ilo nido avesse già rilasciato nell’ambiente future regine fondatrici che adesso andranno a generare nuovi nidi».
A oggi, quindi, è necessario catturare il maggior numero possibile di regine e scongiurare la formazione di nuovi nidi. Il monitoraggio servirà anche più in là nella stagione per verificare la presenza di operaie e identificare/neutralizzare i nuovi nidi. Le trappole, costituite da bottiglie di plastica trasparente contenenti birra, debitamente etichettate e munite di apposito tappo, saranno posizionate fino a 6-7 km dal punto di ritrovamento del nido, con una concentrazione variabile a seconda della distanza.
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